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Recensione: Ribelle-The Brave

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~ Eleonor
view post Posted on 3/8/2012, 13:37




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CITAZIONE
Ribelle - The Brave è uno di quei film che si caricano di un'aura specifica ancor prima dell'uscita. Ciò si verifica di frequente quando un'opera porta il marchio di un'autorialità (in questo caso collettiva, la Pixar), che genera forti aspettative, incontrollate paure e un istintivo desiderio di storicizzarne ogni passo: l'anno scorso con Cars 2 "la Pixar si dava si abbandonava ai sequel", quest'anno "la Pixar si appiattisce sulla Disney con una storia di principesse".

E Merida è una principessa a tutto tondo: vive nella Scozia medioevale e non accetta il destino che sua madre Elinor ha preparato per lei. E' un maschiaccio, ama tirare con l'arco ed esplorare la natura, quindi gioca ogni carta a sua disposizione per ribellarsi alla sua famiglia: quella offertale da una strega farà presto degenerare la situazione e la obbligherà a toccare con mano le conseguenze del suo egoismo. Ideato e in origine diretto da Brenda Chapman (Il principe d'Egitto), prima di essere sostituita da Mark Andrews negli ultimi 18 mesi di produzione, Brave è stato cosceneggiato con l'Irene Mecchi di Il re leone, Il gobbo di Notre Dame e Hercules, e porta orgogliosamente un'impronta femminile. La cifra di originalità, che in molti paventavano di non riscontrare, è proprio nella centralità dell'autodefinizione di una donna, nel suo rapporto non con un principe più o meno deus-ex-machina ma con un'altra donna, sua madre. L'uomo non entra in gioco, ma esiste soltanto come apprezzabile diversivo comico, si vedano papà Re Fergus, i tre gemellini o gli idioti capiclan.

A meno che non si voglia proprio identificare la Pixar con idee spiazzanti a 360°, è nell'esecuzione che la mano della casa di Lasseter è più che riconoscibile e ammirevole: una vicenda messa a fuoco nei suoi elementi emotivi nodali, intessuta in un'ambientazione scozzese non gratuita, ma parte integrante dell'atmosfera, illustrata con una meticolosità estrema. Potremmo giocare ai rimandi: il connubio uomo-natura di Miyazaki e lo studio Ghibli, o una situazione praticamente identica (che non sveliamo) a quella di uno degli ultimi lungometraggi animati Disney in 2D. Resta il fatto che l'omogeneità del risultato, a dispetto di una lavorazione lunga e tribolata di sei anni, coinvolge sul momento e lascia il tempo al cinefilo di riflettere sulle influenze solo a luci riaccese. Merito della dedizione della casa alla narrazione, ma anche della qualità dell'animazione, specie nei movimenti e nella recitazione della protagonista: un risultato che per credibilità avrebbe commosso gli animatori Disney (e già, proprio loro!) che dagli Trenta avevano fatto dell' "Illusion of Life" il loro Santo Graal.

Non sarà indomito genio puro come alcuni precedenti progetti, ma Brave non è nemmeno Cars 2 o il cartoon in CGI medio che popola il mercato inaugurato dalla stessa Pixar nel 1995. Il consiglio è provare a guardarlo come la carismatica visione personale di una tradizione cesellata dalla Disney, della quale peraltro - ricordiamolo - John Lasseter detiene anche da cinque anni le sorti. Allontanati i preconcetti, si potrebbe scoprire l'affettuoso regalo di una Pixar più umile.

Si ringrazia comingsoon.it
 
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